sabato 11 ottobre 2008

ZINGARI: una piaga inevitabile

Senza voler assumere atteggiamenti razzisti, parliamo degli zingari.
Il semaforo che si trova in fondo a Vie Jervis e che immette su stradale Torino è ormai da mesi piantonato, è proprio il caso di dirlo, da questi individui sudici e cafoni che "obbligano" il guidatore che si deve fermare al semaforo rosso a pagare un balzello, una tassa, in cambio di una discutibile pulizia del vetro.

Ma c'è anche chi, come la sottoscritta, si rifiuta di pagare: pago già le tasse allo stato (anche tante) e mi lavo la macchina da sola, non ho bisogno di questo servizio. Ma quando, dopo le ripetute ed aggressive insistenze di queste persone faccio capire che NON VOGLIO che mi lavino il vetro, vengo presa spesso a male parole. Più di una volta ho rimediato uno sputo sull'auto, o uno schizzo di acqua fetida sul parabrezza, talvolta anche un calcio, dato prudentemente di nascosto.

La settimana scorsa mi sono comprata la macchina nuova, a prezzo di enormi sacrifici. E mi ritrovo ad aver paura di passare da Via Jervis per via di quei personaggi che magari, in un impeto di rabbia/idiozia/invidia, potrebbero pensare magari di rigarmela.
Ora, io non sono un colosso, peso meno di 50kg, perciò escludiamo la possibilità di intimorirli con la mia prestanza fisica o a male parole, imbarazzanti quanto inutili.

Se dovesse un giorno verificarsi un fatto simile cosa potrei fare? Chiamare i vigili, è vero. E cosa succederebbe? O questi scappano, oppure si fanno 24 ore di galera, uno schiaffo sulle mani e poi di nuovo a lavare i vetri. Sono nullatenenti, quindi io mi ritroverei COMUNQUE con la macchina rigata, nessun rimbroso, e le loro brutte facce che mi sghignazzano davanti al parabrezza.

La pazienza, mia e di tanti altri cittadini, sta per esaurirsi.
La settimana prossima cercherò di portare le mie ragioni in comune, nella speranza che si faccia qualcosa.
Altrimenti l'esasperazione della gente porterà, inevitailmente, alle tanto deprecate conseguenze che si verificano ormai in tutta Italia: un passa montagna, una calza piena di monetine, un vicolo buio...